lunedì 31 agosto 2009

Baccalà alla vicentina

Ho sempre adorato il baccalà (mitica qualità da sempre Ragno) cotto alla vicentina di mia nonna. Qui a Vicenza ci sono alcune ricette che fanno parte della cucina regionale però io non ne ho sperimentata nessuna .... Mia nonna lo ha sempre cucinato con il latte, sin da quando ero piccolina. Il profumo che emana finchè è in ammollo nell'acqua e una volta in cottura son qualcosa di indescrivibile, mi riporta ai tempi della mia infanzia ecco perchè questo piatto mi è così caro. Mia nonna lo cucina seguendo una sua vecchissima ricetta tramandatale da sua mamma.
Devo ammettere che la ricetta che vi presento può risultare un po’ pesante e sicuramente abbonda in calorie ma se la proponiamo come piatto unico, risulterà non solo deliziosa ma anche conveniente, per via dei costi contenuti degli ingredienti.

Ingredienti per 4 persone:
Uno stoccafisso possibilmente Ragno 500g;
aglio qualche spicchio

Procedimento:

Sciacquare per almeno 24 ore il baccalà, tenendolo immerso in acqua (farla scorrere spesso). Spellarlo, spinarlo e tagliarlo a pezzi. Metterlo nel latte e farlo bollire per almeno 30 minuti, aggiungendo poca acqua, se necessario. Scolarlo con l'aiuto di uno scolino. Fare rapprendere il latte, fino a quando si sarà formata una salsetta.
Condire con una spolverata di prezzemolo tritato finemente e completare la cottura con la salsetta al latte.

Servitelo con la polenta fatta come segue:

Mettete a bollire un litro abbondante di acqua salata e iniziare a versare a pioggia un pugno di farina gialla; versare con un cucchiaio di legno e dopo qualche minuto versare a pioggia la rimanente farina sempre rimestando col cucchiaio di legno; la polenta è cotta quando tende a staccarsi dalle pareti della pentola; aggiungere alla fine due cucchiai di olio d'oliva extra vergine. Versare la polenta in ogni piatto e aggiungete il baccalà come preferite io lo preferisco separato dalla polenta.

Buona mangiata e w le nonne.

In bici lungo il Brenta

Ieri con la magnifica giornata che c'era non potevamo certo perderci una biciclettata nelle nostre magnifiche zone di campagna. Infatti a mattina inoltrata siamo partiti con il nuovo abbigliamento da corridori ^___^ che ridere e soprattutto che convinti e siamo partiti. Il buon Tabris era restio ad allungare il percorso che in genere facciamo la domenica pertanto abbiamo preso una strada secondaria e ci simo immessi in una comunale parallela al fiume Brenta, dopodichè giriamo in un vicolo cieco che io già conoscevo e iniziamo a fare un po' di sterrato lungo il Brenta. Ad un certo punto più che sterrato erano mucchi e mucchi di sabbia cavoli sembravano sabbie mobili ^__^, il demanio stava eseguendo delle opere di stimezione dell'argine, scendiamo e procediamo con calma a piedi, ci fermiamo ad ammirare la natura circostante e a gustarci la calma che infondevano i gradevoli "rumori" della fauna e il gorgoglio dell'acqua. Dopodichè riprendiamo il nostro giro in cerca di una stradicciola battuta. Io ero straconvinta di forare visto lo stato delle gomme della bici, in certi punti si trovavano sassi anche di 30 cm di diam. nonostante tutto ci è andata bene. Alla fine abbiamo trovato un percorso che ci ha riportati proprio vicino a casa. Bellissima escursione domenicale, ve la consigliamo veramente. Che posti meravigliosi abbiamo nelle nostre campagne vicentine.

giovedì 20 agosto 2009

Vivere in campagna

Sempre più persone decidono di cambiar vita lasciando la città per trasferirsi in campagna. Il sogno è di vivere immersi nella natura, lontani dal caos, dall'inquinamento, circondati da campagne coltivate. In genere il motivo del loro trasferimento fuori centro è dettato dalla necessità di riscoprire la gioia di vivere immersi nella natura, nella piccole gioie quotidiane che la può dare la campagna come per esempio sentire un grillo frinire.
Se doveste trasferirvi comunque non dimenticate di attrezzarvi adeguatamente per quelli che diventeranno dei lavoretti di ordianaria manutenzione del vostro giardino o campo, altrimenti le piante infestanti prenderanno il sopravvento e insidieranno (come è successo a me) il vostro orto e frutteto.
Tra gli attrezzi indispensabili, ci sono sicuramente, la fresa nel caso vogliate avere un orticello per prepare di anno in anno il terreno per la semina, il decespuglitore per tenere sempre in ordine i contorni del giardino e i filari del frutteto, un serbatoio d'acqua per la raccolta dell'acqua necessaria per irrigare giardino e orto e una tagliasiepi per tenere ordinata la siepe.
Questo elenco degli arnesi prosegue con l'attrezzatura minuta e precisamete forbici, cesoie, vanghe, zappe, contenitori, ecc. ...
Bella la vita in campagna .... sicuramente non vi annoierete.

mercoledì 19 agosto 2009

Una casetta in città

L'ha chiamata l'"Architettura della densità", e la definizione ben si adatta a Hong Kong, città super affollata con decine di migliaia di abitanti a chilometro quadrato. Lui è Michael Wolf, tedesco, 53 anni, da dieci anni vive nella metropoli cinese. Che per dar posto a tutti, ha comiciato a crescere verso l'alto, costruendo grattacieli senza fine dove vive la maggior parte della popolazione. Queste ed altre foto sono visibili anche sul suo sito: www.photomichaelwolf.com
(fonte: repubblica)
Se aspirate a vivere in mezzo al verde in campagna, questa immagine potrà raffigurare un orrore edilizio per qualcuno. Ad Hong Kong questa è però la realtà quotidiana. E visto l'aspettativa della vita di 82 anni circa non dovrebbero essere niente male come abitazioni. Io comunque preferisco la mia casetta immersa nei prati verdi e coltivati di campagna.

giovedì 13 agosto 2009

La trebbiatura

Dopo la mietitura, i nostri contadini erano soliti lasciare stagionare il grano per un periodo di circa 40 giorni. In questo periodo lo mettevano al riparo dalle intemperie nelle cascine oppure lo sistemavano in pile sulle aie, dopo aver indurito il suolo con escrementi bovini diluiti in acqua che, asciugando, divenivano una specie di bitume: potevano così raccogliere tutti i chicchi caduti dai covoni. Il grano veniva trebbiato nei mesi estivi. Nei tempi più remoti la sgranatura era fatta battendo i covoni con le verghe. Dopo la Prima Guerra Mondiale, quando la produzione granaria crebbe anche a seguito dell'uso dei concimi chimici, arrivarono anche da noi le prime trebbiatrici. Tre erano le macchine che formavano il complesso per la trebbiatura: la trebbiatrice, l'imballatrice ed una grossa caldaia (alimentata con legna) detta "fugon" che, con il calore, metteva in moto le altre due macchine alle quali era collegata con cinghie di cuoio. L'arrivo delle macchine per la trebbiatura era un avvenimento per i bambini e per gli adulti. Infatti, questi mezzi erano trainati da lunghe file di buoi, condotti dai contadini, che andavano a prelevarle nei paesi vicini o in fondovalle. Il tempo della trebbiatura era un periodo di duro lavoro ma anche, in qualche modo, di festa popolare per i nostri contadini perché, richiedendo molta mano d'opera, essi si davano reciproco aiuto, si fermavano a pranzo o a cena presso le famiglie che avevano trebbiato in giornata (era occasione in cui si mangiava la carne), bevevano buon vino ed alla sera cantavano. Era un momento per stare insieme, di solidarietà, di comunione tra loro. Anche le donne prestavano la loro opera per la trebbiatura nei lavori più leggeri, come il togliere la pula e il preparare il fil di ferro; agli uomini più robusti toccava invece portare nel granaio i sacchi di grano, del peso di mezzo quintale l'uno.

Venivano segnati dalla persona incaricata (alla sorveglianza) alle bocche della trebbiatrice, con incisioni su un bastoncino di salice. Motivo di grande curiosità, per piccoli e adulti, era conoscere quanti quintali di grano avevano prodotto le famiglie più ricche (allora nei paesi si misurava così la ricchezza). Per saperlo, i ragazzi correvano a contare le incisioni sul bastoncino che l'incaricato custodiva gelosamente.

Storia della trebbiatrice ..... (fonte: vallestaffora; fonti immagini: tusciaromana, ostaniegidio)

Dalle mie parti proprio ieri hanno iniziato a mietere il grano destinato ad essere insilato. E' un evento che anche se si ripete di anno in anno desta comunque interesse nei residenti della zona me compresa. Le tradizioni son andate perse purtroppo, adesso si riassume tutto in unica festa paesana annuale, però mi sarebbe piaciuto toccare con mano un fascio di grano e respirarne l'odore, che solo nei ricordi dei miei nonni resterà vivo, ogni volta che incantati si fermeranno a guardare una trebbiatrice.